martedì 15 febbraio 2011

Anziani, vita sociale contro il declino
, chiacchierare preserva la memoria


Secondo molti studi scientifici, avere delle relazioni sociali costanti contribuisce a rallentare il "calo"  delle facoltà cognitive portato dall'età. Una nuova ricerca lo conferma, rimarcando che però la solitudine è una delle emergenze della società per gli ultra 65enni

Problemi a ricordare il nome delle persone o quello che dovete comprare al supermercato? Provate a fare una telefonata e a parlare con qualcuno. La provocazione arriva dai ricercatori dell'Università di Zurigo che hanno dimostrato che parlare ed avere relazioni sociali può essere efficace per il miglioramento della memoria degli anziani quanto l'uso dei cosiddetti "brain games", i videogiochi che allenano la memoria.
 
I ricercatori di Zurigo hanno comparato 36 studi sugli esercizi di potenziamento della memoria condotti tra il 1979 e il 2007 e i cui risultati sono stati pubblicati dalla Cochrane Library. Alcuni studi suggeriscono che sia gli anziani sani, sia quelli affetti da lievi problemi cognitivi, ricordano le parole meglio dopo aver svolto alcuni esercizi per la memoria. Ma, in base ad altri studi, gli stessi miglioramenti si ottengono anche avendo una semplice conversazione.

"In base ad alcuni studi pubblicati - spiega Mike Martin, uno degli autori della revisione scientifica - sembra che l'interazione sociale garantisca gli stessi risultati degli interventi di natura cognitiva". Dunque, per mantenere viva la memoria dei nostri anziani e non solo, potrebbe bastare una vita sociale più attiva. "Così come un bambino per sviluppare le proprie capacità cognitive ha necessità assoluta di essere costantemente stimolato socialmente, altrettanto un anziano, che si avvii a un decadimento cognitivo, ha bisogno di relazioni interpersonali non solo per tenere alto il proprio tono dell'umore, ma anche per mantenere in attività la mente" conferma Gabriele Melli, presidente dell'Istituto di psicologia e psicoterapia comportamentale e cognitiva 1 di Firenze.

Per i ricercatori questa scoperta fa emergere l'epidemia silente della grande solitudine degli anziani. Secondo il dottor Martin, la maggior parte degli anziani conduce uno stile di vita solitario che spesso causa un lento declino cognitivo che si traduce in perdita di memoria, incapacità di fare programmi e di concentrarsi o svolgere alcuni compiti con la stessa abilità e velocità di prima. Il normale tasso di declino sembra accelerare in alcuni anziani portando a una condizione nota come lieve disturbo cognitivo che secondo alcuni ricercatori è un fattore di rischio per lo sviluppo della demenza.

Anche se diversi studi, sostiene Martin, hanno dimostrato che gli esercizi di allenamento della memoria possono ritardare o addirittura evitare il declino cognitivo, è pur vero che sia gli studi sia i vari tipi di training possono variare notevolmente. Ecco perché resta di fondamentale importanza garantire agli anziani una vita di relazione attiva e tante chiacchierate.

La perdita della memoria, comunque, inizia molto prima di quanto si possa pensare: "Dal punto di vista neurologico - spiega Melli - il decadimento delle funzioni cognitive inizia intorno ai 24 anni di età. Il momento in cui si cominciano ad avere problemi significativi di memoria, che possono interferire con la vita quotidiana, dipende quindi da quanto questo decadimento è rapido e da quanto è allineato con il corrispondente decadimento fisico. Non esiste un'età uguale per tutti e in gran parte il fenomeno è determinato dal tipo e dalla quantità di allenamento cognitivo e dalle stimolazioni mentali cui la persona è quotidianamente sottoposto".

In genere, la prima memoria a decadere è quella a breve termine, non tanto quella relativa a eventi accaduti molto tempo addietro. "Per contrastare il più possibile questo processo - suggerisce lo psicoterapeuta - è fondamentale la ginnastica mentale, ovvero qualunque tipo di compito che obblighi la persona a far lavorare la memoria a breve termine. Sono certamente utili i brain games, come i giochi enigmistici, ma qualunque altro compito mentalmente impegnativo potrebbe dare gli stessi risultati".

Allenare la mente quando si è anziani, comunque, fa bene anche per allontanare il rischio di Alzheimer. Secondo i ricercatori del Rush University Medical Center di Chicago, infatti, stimolare regolarmente le funzioni cognitive aiuta il cervello ad allontanare i sintomi di demenza senile. Il rovescio della medaglia è che, se poi la malattia compare, il suo decorso è più rapido.

E poi la nostra fortuna è che da ieri abbiamo un grande aiuto ... (inserire link quick start)

Nessun commento:

Posta un commento