mercoledì 30 marzo 2011

Perché fare sport fa GUADAGNARE?

Perché fare sport fa guadagnare?

Mi ricordo che, quando ero bambino, mio nonno mi ripeteva spesso questo simpatico proverbio: “Un soldino risparmiato è un soldino guadagnato.” Penso proprio che non faccia una grinza.
Se puoi evitare di spendere una certa somma di denaro, in modo da ritrovartela nel portafogli, è come se quei soldi tu li avessi in qualche modo “guadagnati”…




Ho fatto questa semplice ma necessaria premessa, altrimenti il titolo di questo articolo (“Perche fare sport fa GUADAGNARE?”) si sarebbe potuto prestare a facili fraintendimenti.

Infatti, il “guadagno” a cui mi riferisco non è quello del calciatore di serie A che incassa milioni e milioni di euro, ma qualcosa che forse è un po’ meno scontato (passami il termine).
Se hai mai letto qualche articolo sull’obesità dilagante in Italia, probabilmente avrai riflettuto anche tu sul discorso che essere fuori forma ha delle ripercussioni non solo dal lato estetico, ma anche e sopratutto dal punto di vista delle salute.
…E curare la propria salute, quando viene a mancare, oltre che sofferenza implica anche spese in denaro (spesso davvero salate!).
Perciò, se è vero l’ “assioma” che fare sport = più salute = meno spese e se è vero che risparmio = guadagno, beh allora direi che è anche vero che fare sport = guadagno!
Ovviamente, sto pensando a uno sport praticato in modo sano, lontano quindi sia dagli eccessi del doping, sia da un agonismo esasperato che porta a logorare il proprio fisico con continui infortuni.

Viviamo in uno Stato che, a mio modesto parere, crede nello sport solo come una specie di “anestetico mentale” nei confronti delle masse. Come un puro divertimento che distragga la gente dalle questioni che realmente contano.
Ma perché ciò accade?
Credo che il motivo sia molto semplice. Lasciamo ora perdere il discorso educativo legato al fare sport (che pure avrebbe la sua importanza) e concentriamoci solo sul discorso economico.
Ebbene, sono arci convinto che pochissimi dei nostri governanti, ieri come oggi, abbiano compreso che lo sport fa guadagnare in benessere fisico e che maggiore salute equivalga a meno spese sanitarie.
E’ tanto difficile da comprendere?!
Eppure, pare che il nostro Governo tenga di più a far sapere ai suoi cittadini che si può diventare ricchi dall’oggi al domani grazie a uno dei tanti giochi o lotterie messi in vendita da questo Stato.
In questo senso, mi viene da dire che il nostro paese è un OTTIMO esempio di come fare sport di un certo tipo: ovvero prendere in giro la gente illudendola!
Non aggiungo altro.

Blogger Markus

PS: chiedimi come avere GRATIS la brochure per capire che nutrirsi prima, durante e dopo l'attività sportiva, in modo da performare al meglio e recuperare velocemente.

domenica 27 marzo 2011

Pesce: le cotture giuste
 per difendersi dal rischio parassiti


ANCHE IL CONGELAMENTO RAPPRESENTA UNO SCUDO

Contaminazioni: marinare il prodotto crudo in aceto o limone non lo rende più sicuro, ma solo più gustoso


Sono anni che ci sentiamo dire che il pesce fa bene, ma da quando mangiar sushi e simili è di moda, i prodotti ittici sollevano anche qualche dubbio. Sotto accusa: l’Anisakis, un parassita (che quasi tutti i pesci possono contenere ma è più diffuso in aringhe, sgombri, merluzzi, acciughe, pesce sciabola) le cui larve, se vive, possono causare problemi di varia gravità all’apparato gastrointestinale, come nausea, vomito, dolori addominali. Come proteggersi allora? In un recente articolo, pubblicato su Clinical Infectious Diseases, un gruppo di ricercatori americani (dopo aver sottolineato che i rischi possono essere ridotti con l’ispezione del pesce prima della commercializzazione e con la sua rapida eviscerazione dopo la cattura) ribadiscono che evitare di mangiare pesce marino o calamari crudi è la terza tappa della protezione. Le larve di Anisakis vengono uccise da una temperatura superiore a 60°C per almeno un minuto, mentre la sola affumicatura non è efficace. Per il pesce che viene consumato crudo la chiave per la prevenzione è il congelamento (secondo l’EFSA, l’autorita europea per la sicurezza degli alimenti, a -15°C per non meno di 96 ore oppure a -20°C per 24 ore).
La ricetta della salute: alici alla vinaigrette

COTTURA - E che dire della cottura al vapore, suggerita dalla nostra ricetta? «In questo caso - risponde Paolo Aureli, dirigente di ricerca all’Istituto Superiore di Sanità - il pesce cuoce grazie al calore umido dell'acqua in ebollizione. Il coperchio sopra il cestello permette di mantenere temperature che si avvicinano ai 100°C. Nel caso dei filetti di alice basteranno 3-4 minuti, per un filetto di tonno potrebbe essere necessaria anche mezz’ora. Comunque è consigliabile usare un termometro ad ago, specie se si cuociono pesci o carni di grande pezzatura. Una temperatura di almeno 65°C al cuore del prodotto rappresenta un’importante protezione non solo nei confronti dell’Anisakis, ma anche di altri eventuali agenti patogeni». Serve marinare il pesce in limone o aceto? «No, questi trattamenti - chiarisce Aureli - servono solo a rendere più gustoso il prodotto». Sull’Anisakis, c’è però ancora qualcosa da dire. Di recente, gli esperti dell’EFSA hanno dichiarato che questo è l’unico parassita dei prodotti ittici che portiamo in tavola in grado di causare anche reazioni allergiche.

ALLERGIE - «Un problema più frequente di quanto si pensi - commenta Lorenzo Polimeno, ricercatore dell’Università di Bari - come ha dimostrato uno studio del nostro centro, pubblicato da Foodborne Pathogens and Disease, in cui abbiamo visto che su 170 soggetti con allergia agli alimenti, oltre il 50% era allergico all’Ani s1, uno dei più significativi allergeni dell’Anisakis. Quasi tutti non erano a conoscenza di questa allergia, pur riferendo manifestazioni cliniche di natura allergica fino ad allora inspiegabili. In questi casi, non resta che evitare qualsiasi tipo di contatto con il pesce contaminato, perché non sempre cottura e congelamento sono efficaci, probabilmente a causa della termoresistenza di alcuni degli allergeni dell’Anisakis. Il problema andrebbe risolto a monte con controlli più accurati sul pesce in commercio, ma anche il consumatore deve abituarsi ad ispezionarlo prima di prepararlo».

A presto Blogger Markus

mercoledì 23 marzo 2011

Anche i campioni lo hanno capito ...



Nole batte Nadal a tavola
ll suo segreto è un nutrizionista, Djokovic trova nel cibo l'antidoto per le allergie che lo perseguitavano.






Tutto è cominciato dalla finale di coppa Davis, la prima, storica, Coppa della sua Serbia. No, tutto è cominciato agli Australian Open, il secondo Slam, strappato dalle mani di Federer e Murray. No, tutto è cominciato nel secondo set della finale di domenica a Indian Wells, quando ha reagito per la prima volta a Nadal e ha rovesciato la partita per 4-6 6-3 6-2. Tutto sbagliato: il miracolo-Djokovic, l'imbattibilità stagionale, il 3 su 3 nei tornei disputati e sull'ex bau-bau Federer, nasce da mister X, Igor Cetojevic.

SEGRETO — E' il nutrizionista serbo che lo segue dalla vigilia degli Us Open di settembre, migliorando l'alimentazione. Non solo gli ha fatto "perdere 2-3 chili, ma gli ha anche messo la benzina sana, la migliore per un atleta professionista, migliorandone la resistenza", suggerisce l'ex coach Riccardo Piatti. "E gli eccezionali progressi fisici hanno influenzato positivamente tutto il resto, a cominciare dalla tranquillità mentale, limitando i passaggi a vuoto, aumentando solidità e fiducia, e migliorando tutti i colpi, dalla risposta alla solidità difensiva pazzesca che gli ha fatto superare Nadal sul suo terreno preferito", sottolinea la voce tecnica di Sky, Paolo Bertolucci.

ALLERGIE — Fino a ieri l'altro, Nole era famoso per l'intelligenza, per le imitazioni, per l'elasticità, e per i limiti fisici che ne stoppavano la completa esplosione. "Aveva sempre qualche prestazione strana, eppure aveva risolto il problema al setto nasale, si era operato a Milano, quando lo seguivo io, ma evidentemente aveva ancora qualche allergia, magari un'insofferenza più o meno marcata al glutine, chissà. Io sono convinto che la giusta alimentazione gli ha risolto tutto", insiste Piatti. Che, per il suo Ljubicic (e magari adesso anche per Gasquet) si è rivolto a Milan Lab, il centro di ricerca scientifica ad alto contenuto tecnologico. Per il quale lavora il medico omeopatico, Francesco Avaldi, che incalza: «In Italia siamo in ritardo in questo campo rispetto al mondo anglosassone, che se ne occupa da almeno 10 anni. A Birmingham c'è anche una facoltà di nutrizione nello sport. Perché un'alimentazione corretta non solo fa rendere di più il fisico, ma aiuta il sistema immunitario a funzionare in modo corretto quando si trova a contatto con altri allergeni, come polvere e pollini». Che erano il terrore di Djokovic.

LIBERAZIONE — "Gioco, con tanta fiducia, il mio miglior tennis di sempre. Sento bene la palla, la vedo grande come un melone, sono molto concentrato, ed ho un'enorme volontà di vincere ogni match, e spero di continuare così e di aver recuperato a sufficienza per Miami", dice tutto d'un fiato, felice, l'uomo forte del momento alla vigilia del secondo Masters Series sul cemento Usa. Ma Djokovic si mette già alle spalle l'impresa di domenica contro Nadal: "So che la stagione è molto lunga, e non voglio essere troppo euforico. Nessuno è imbattibile, devi sempre dare il massimo".

MINACCIA — Rafa mastica amaro: "Dopo il primo set, mi sono messo a pensare più al servizio che al resto e non ho usato più le gambe, i miei punti erano suoi errori". Ma già rilancia col sorriso cattivello: "Adesso Nole sta giocando sulla superficie preferita, ed è in fiducia, vedremo quando perderà la prima volta. Non so se succederà a Miami, a Montecarlo o se non succederà".

CONSIDERAZIONI - Leggendo questo articolo ieri mattina mi è venuto da sorridere ... come è possibile che sportivi di alto livello scoprano così tardi l'importanza della giusta nutrizione, non solo del peso! E quando io dico che la giusta nutrizione ti allontana da malattie e allergie vedo ancora le persone sorridere ... come scritto sopra, non è la buona nutrizione a guarirci dalle malattie, ma è il nostro organismo che essendo nutrito bene riesce poi a difendersi da solo!
L'unica differenza è che sopra si parla di alimentazione (cioè tutto ciò che ingeriamo) mentre io insisto sul termine nutrizione (tutto ciò che serve alle nostre cellule), vi invito a vedere questo video, in cui il Dott. Umberto Veronesi è sicuramente più chiaro di me.

Blogger Markus

spunti dall'articolo di Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport

domenica 20 marzo 2011

9 motivi fondamentali per bere acqua


Sappiamo tutti che l’acqua ci fa bene, ma spesso le ragioni sono un po’ confuse, e anche chi conosce bene le ragioni per bere acqua non lo fa come abitudine. Con questo articolo invece vorrei provare a incentivare il suo uso spigando i motivi principali per cui è gusto bere acqua al posto delle bevande gasate o di quelle energizzanti.

Ecco allora i 9 motivi fondamentali per bere acqua:

1. Perdita di peso.
L’acqua è uno dei migliori strumenti per dimagrire, prima di tutto perché prende il posto di tutte le altre bevande, come quelle gasate, i succhi di frutta o gli alcolici, che sono una fonte nascosta di calorie. E’ poi un buon modo per diminuire l’appetito e spesso quando pensiamo di avere fame in realtà abbiamo sete. L’acqua non ha né grassi né calorie, va dunque bevuta in abbondanza durante una dieta.

2. Salute del cuore.
Bere una buona quantità di acqua può diminuire il rischio di un attacco di cuore. Uno studio di 6 anni pubblicato nel Maggio del 2002 dall’ American Journal of Epidemiology ha dimostrato che coloro che devono più di 5 bicchieri di acqua al giorno avevano, durante il periodo dello studio, il 41% di probabilità di meno di subire un infarto di coloro che bevevano meno di 2 bicchieri di acqua al giorno.

3. Energie.
La disidratazione anche solo dell’ 1-2% del peso corporeo, fa diminuire le forze e fa sentire molta stanchezza. Se senti sete sei già disidratato e questo può dare fatica, stanchezza muscolare, vertigini e altri sintomi.

4. Cura del mal di testa.

Un altro sintomo della disidratazione è la cefalea, infatti spesso questo sintomo è legato semplicemente ad un diminuito introito di acqua. Chiaramente le cause possono essere tantissime  ma la disidratazione è una causa abbastanza comune.

5. Pelle sana.
Bere acqua può ripulire la pelle, e molte persone dichiarano un colorito salutare dopo l’assunzione di acqua. Questo chiaramente non accadrà in una notte, ma anche una sola settimana di assunzione di una buona quantità di acqua si potranno vedere degli effetti benefici sulla pelle.

6. Problemi digestivi.
Il nostro sistema digerente ha bisogno di una buona quantità di acqua per digerire in maniera corretta. Spesso l’acqua può aiutare problemi di acidità di stomaco, e l’acqua insieme alle fibre può curare la stitichezza.

7. Pulizia del corpo.
L’acqua è usata dal corpo per eliminare le tossine e i prodotti tossici.

8. Rischio di tumori.
Bere una buona quantità di acqua è stata correlato ad una diminuzione del 45% del rischio di cancro al colon. Bere molta acqua può anche diminuire il rischio di cancro alla vescica e al seno.

9. Migliora il rendimento sportivo.
La disidratazione è il principale nemico di una buona attività sportiva, è quindi fondamentale idratarsi bene prima, durante e dopo una sessione di esercizi.

Ora probabilmente vi saranno più chiari i motivi per bere e probabilmente vi potrà essere utile qualche consiglio per formare l’abitudine.
Prima di tutto è fondamentale portare sempre con sé una bottiglia di acqua da mezzo litro sempre piena. Un altro importante trucchetto è quello di bere acqua frizzante al posto degli alcolici quando uscite la sera. Infine invece di spendere molti soldi per comprare l’acqua minerale sarà molto utile comprare un filtro per il rubinetto.

Tratto da un articolo del dott. Daniele Aprile

Qui hai la conferma che l'acqua è fondamentale, anzi vitale per il nostro organismo, clicca qui

mercoledì 16 marzo 2011

Quante calorie servono?
Lo sa solo una persona su quattro


Quante calorie servono?
 Lo sa solo una persona su quattro

Convinti di mangiare in modo equilibrato, anche se 
poco informati. Ci salva il pranzo a casa: il 69%

Ci sono i "salutisti attenti" (pari al 18% degli italiani) che vizi e stravizi (alimentari) non sanno nemmeno che cosa siano, i "compensatori": la maggioranza (47%) che alternano una corretta alimentazione a piccoli sfizi, e i "gaudenti frettolosi" (35%) che si concedono molti peccati, spesso mangiano fuori casa, ma che talvolta saltano anche il pasto. È il ritratto degli italiani a tavola che esce dall’indagine condotta dall’Istituto per gli studi sulla pubblica opinione, guidato da Renato Mannheimer.

CALORIE, MA QUANTE? - Lo studio da una parte ha preso in considerazione quello che gli italiani pensano di se stessi come consumatori e, dall’altra, quello che sanno sulla nutrizione e le loro fonti di informazione. La ricerca, realizzata su un campione di 801 persone, ha disegnato un'Italia di persone convinte di mangiare in maniera equilibrata e varia, di saper limitare grassi e così via. Anche se poi le conoscenze reali sono piuttosto carenti. Solo un italiano su quattro sa quante calorie si dovrebbero ingerire in media in un giorno (sulla duemila, ma anche di meno se si fa poco o niente moto) e come ripartirle tra grassi (30% del fabbisogno giornaliero), amidi e zuccheri (fino al 60%, di cui tre quarti forniti dagli amidi e solo il restante quarto dagli zuccheri) e proteine (10-15%).

IL PRANZO A CASA - Alta e significativa la percentuale di italiani che mangiano in casa almeno una volta al giorno: 69%. «Ed è proprio questo a salvarci - commenta Mannheimer - insieme a una naturale propensione per un dieta varia e alla giusta convinzione che il modo migliore per nutrirsi sia non rinunciare a nulla e, nello stesso tempo, non esagerare con alcuni cibi. Solo il 18% dei connazionali dichiara infatti di aver eliminato completamente alcuni cibi, o bevande, dalla propria alimentazione». Buone notizie anche sul fronte dell’idratazione: la maggioranza degli intervistati fa attenzione a quanto beve e la percentuale di consumatori bibite gassate e, o zuccherate è più bassa di quanto si potrebbe credere: ne fa uso una o più volte al giorno il 10% della popolazione e, al polo opposto, «mai o quasi mai», il 42%.
PRANZO SALTATO - Preoccupante, invece, la percentuale relativa a chi ha la cattiva abitudine di saltare un pasto una volta al giorno, pari al 4% degli italiani, cui si aggiunge un 16% che si comporta così da una quattro volte la settimana. Altra nota dolente: l’attività fisica, la pratica una volta al giorno solo il 9% della popolazione, il 29% da una a quattro volte a settimana, il 22% da due o tre volte al mese, e ben il 40% mai o quasi mai. Alla diffusa ignoranza sul numero corretto di calorie da introdurre ogni giorno corrisponde poi, come era prevedibile, una scarsa attenzione al calcolo calorico di quello che si mangia: non ci bada proprio il 54% delle persone, il 28 % ogni tanto, con regolarità il 28%.

INFORMAZIONE - Se si passa al secondo capitolo della ricerca, relativo alle fonti di informazione sull’alimentazione, quello che emerge è una notevole confusione. Le fonti di informazioni sono molte, ma il 62% degli intervistati le percepisce come contraddittorie e il 63 % dichiara che ogni giorno sente qualcosa di diverso cui cibi che fanno bene o male. Ma qual è la fonte di notizie ritenuta più autorevole? Secondo il 48% del campione i medici specialisti e i dietologi. Seguono, con il 18%, i medici di base. «Anche se - nota Mannheimer - resta il dubbio che il dato sia inficiato dalla voglia di far bela figura e sia più un "dover essere" che un "essere"». Al terzo posto con un 10% di consensi arrivano la tv e la radio e con un 7% i quotidiani e le riviste.

Ecco una possibile soluzione ... o almeno ecco come faccio colazione da 5 anni e più, clicca qui

domenica 13 marzo 2011

CAFFÈ... QUANTI AL GIORNO?!


CAFFÈ... QUANTI AL GIORNO?!

Bere il caffè: una tradizione per noi italiani, ma un costume radicato, ormai, anche in altre culture che ne apprezzano aroma e gusto dopo i pasti. Ma quanti caffè possiamo bere al giorno? Ve lo siete mai chiesto?



E voi, quanto siete amanti del caffè "da 1 a 10"? O meglio, sarebbe il caso di dire: “quanti caffè bevete al giorno?” Una vera e propria querelle quella che ruota attorno al numero di caffè che si possono bere, alla natura del caffè, e al suo effetto sulla salute! A dimostrazione delle diverse teorie che circolano attorno al caffè vi sono le tante ricerche medico-scientifiche, che ne decantano ora la natura benefica grazie al potere antiossidante della caffeina, ora invece i rischi associati proprio alla troppa caffeina.



Per gli amanti del caffè la questione apre scenari interessanti, l'indagine è di sicuro interesse, ma anche per chi non ne fa abuso può essere utile conoscere gli effetti della caffeina sull’organismo, perché se davvero il caffè è ottima fonte di antiossidanti allora, oltre al piacere di berlo, ne gioveranno anche la nostra salute e… la nostra bellezza. E' anche vero però che il caffè, come ogni altra sostanza, se abusata può avere delle conseguenze sul nostro organismo.



Uno, due, tre... quanti caffè al giorno?! I pareri sugli effetti del caffè e della caffeina sono discordanti. In ogni caso l’abuso è sempre sbagliato e prendere troppi caffè al giorno può diventare problematico per la salute. Vediamo di seguito gli effetti negativi del caffè, se preso oltre misura.



Oltre i 10mg/kg al giorno: a digiuno la caffeina può causare bruciori ed acidità di stomaco, esofagite e reflusso gastroesofageo. Può causare tachicardia, ipertensione e aritmie. Può avere effetti ansiogeni, provocare tremori, insonnia ed eccitabilità. Può ridurre l'assorbimento di calcio e ferro e favorire anemia e osteoporosi. Gli effetti positivi della caffeina, se assunta per una quantità pari a 4mg/kg al giorno sono: effetto digestivo (perché stimola la secrezione gastrica). Se preso entro questi limiti, rallenta la frequenza cardiaca, provoca dilatazione coronarica e broncodilatazione; il caffè può migliorare condizioni allergiche ed asmatiche. La caffeina ha effetti migliorativi anche dell'attività psicomotoria, delle prestazioni atletiche, dell'umore e della resistenza alla fatica. Inoltre possiamo dire, in ultima ma non meno importante analisi, che gli effetti del caffè sono legati alla predisposizione genetica. In pratica dipende da individuo a individuo. Proprio così... Alcune persone riescono a metabolizzare la caffeina più rapidamente mentre altre no! A quanto pare questa differenza ha a che vedere con la predisposizione genetica nei confronti della capacità o meno di assorbire e metabolizzare alcune sostanze. Possiamo dire però di conoscere il nostro organismo? Di saperlo ascoltare? Se stiamo male a causa di qualche sostanza, sappiamo capirlo? Dovremmo! Dovremmo imparare ad "osservarci" di più. E a parte ciò, un po' di sano buon senso certo non guasta! Manteniamo la moderazione per godere e apprezzare il piacere delle cose...da mangiare e da bere!



Gli effetti del caffè Alcuni studi dimostrano che bere caffè (o altre bevande che contengono caffeina) migliori la concentrazione e la prestazione della memoria dichiarativa, come anche la rapidità sul lavoro. La caffeina sembra infatti stimolare l'attività del cervello, rendendo il lavoro più efficiente. Tuttavia la caffeina non è un semplice stimolante e agisce in maniera diversa a seconda delle persone. La scienza, ad oggi, ha raggiunto delle evidenze sul rapporto tra attività cerebrale e caffeina. L'attività dei nostri neuroni è regolata dalla produzione dell'adenosina, quando i livelli di adenosina nel cervello e nel midollo spinale raggiungono certi valori, il corpo richiede il sonno o comunque di rallentare le attività. E' in questo momento che la caffeina, che il nostro organismo confonde con l'adenosina, agisce come stimolante. Anche per l'attività fisica, i rapporti mostrano che bere caffè ed altre bevande contenenti caffeina prima delle gare può aiutare a migliorare le prestazioni complessive. Questa piccola scossa di energia aiuta i muscoli ad eseguire l'esercizio in modo più efficiente, consentendo loro di utilizzare il glucosio e di altri combustibili più facilmente.



La caffeina. Cosa sappiamo su questa sostanza? Intanto possiamo dire che in un caffè vi sono circa 90/100 mg di caffeina e che questa agisce in maniera diversa a seconda delle persone. Inoltre la dipendenza dalla caffeina è rapportata alla quantità che assumiamo. Più ne assumiamo, più il nostro corpo e la nostra mente alzano la soglia di tolleranza di questa sostanza. Addirittura per chi non ne beve per qualche giorno possono manifestarsi mal di testa, nausea, depressione, stanchezza, irritabilità, vomito. In realtà poi c'è da dire che l'effetto della caffeina, man mano che si crea la dipendenza, tende a svanire e non ci dà quella carica e stimolo di cui soprattutto al mattino abbiamo bisogno! Quello che fa la caffeina non è infatti accelerare le nostre attività cerebrali, ma impedire al cervello di rallentarle. E questi effetti cambiano - per durata e intensità - da persona a persona, a seconda della genetica, dei fattori fisiologici, della tolleranza e anche delle nostre abitudini. Con il caffè possiamo preparare anche ottimi dolci e torte... eccone alcuni consigli:

muffin-caffè
mousse
tiramisù

Volevo fare un confronto tra il caffè e il nostro infuso di erbe, che innanzitutto è più efficace per il controllo del peso.

Combatti l'accumulo di grasso ed ottimizza l'apporto energetico giornaliero. dai più slancio alla tua giornata con ... Che ne dici di iniziare la giornata con una carica corroborante alle erba? Abbandona il solito caffè e scegli un'alternativa con poche calorie e con un terzo di caffeina. Una bevanda deliziosa per ogni momento della giornata. Chiamarlo semplicemente tè è riduttivo. Questo è un prodotto coperto da ben tre brevetti mondiali grazie alla sua efficienza nello stimolare la termogenesi nel corpo, drenare i liquidi e aiutare in modo naturale la perdita di peso. Il risultato è immediato e si riconosce in un aumentato livello di energia e nell'effetto diuretico che deriva dalla combustione dei grassi. Aiuta a ridurre con efficacia i centimetri nei punti giusti. Disponibile nel gusto naturale e nei gusti alla frutta tipo lampone, pesca e limone. E' un prodotto assolutamente straordinario e rappresenta il fiore all'occhiello dell'intera linea Thermojetics.

A presto Blogger Markus

mercoledì 9 marzo 2011

Pausa pranzo, le regole per restare sani


La cosa peggiore, secondo gli esperti, è il panino (o il piatto portato da casa) mangiato davanti al computer. Nella scala delle cose da evitare per "sopravvivere" al pasto in sede di lavoro ci sono poi i tramezzini in piedi al bar e gli eccessi che provocano la micidiale sonnolenza postprandiale. Ecco dunque i consigli di Andrea Ghiselli, nutrizionista dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, sulle scelte da fare e quelle da evitare per una pausa che faccia bene alla salute (ed alla produttività)

Identikit della pausa pranzo ideale. La pausa pranzo durante la giornata di lavoro deve essere leggera, ma va fatta sempre, per evitare che vengano a mancare le energie per il lavoro pomeridiano. Inoltre saltare il pranzo porta molto spesso ad esagerare a cena. Altra regola importante è dare equilibrio fra i principi nutritivi da assumere durante la giornata. Le proteine sono fondamentali per lo svolgimento di tutte le funzioni dell'organismo e devono rappresentare il 10/15% del fabbisogno calorico giornaliero. Sono presenti soprattutto nella carne, nel pesce, nelle uova, nei latticini e nei legumi. Sono importanti anche i carboidrati, la principale fonte di energia, che devono garantire il 55/60% delle calorie giornaliere. Si trovano nella frutta, nel riso, nella pasta, nel pane, nei cereali e nei legumi secchi. Non vanno esclusi i grassi, importante riserva di energia, che devono apportare il 25/30% delle calorie giornaliere. Regine indiscusse nell'alimentazione sono frutta e verdura, che riforniscono l'organismo di vitamine. Ciò significa che le porzioni di verdure dovrebbero essere il doppio rispetto a carne, pesce, uova e formaggi. Limitare poi il pane, la pasta ...

per leggere l'articolo completo clicca qui

per avere invece qualche consiglio utile su come fare un pasto sano e bilanciato segui i miei consigli, da 5 anni mangio così e basta sonnolenza dopo il pasto, ecco come fare


A presto Blogger MArkus

domenica 6 marzo 2011

Il diabete in Italia: i numeri dell'EPIDEMIA


Sono 4 milioni i diabetici diagnosticati in Italia nel 2010, l'8% dei diabetici è affetto da diabete di tipo 1, mentre il 92% dei diabetici è affetto da diabete di tipo 2.

DIABETE DI TIPO 1

- insorge più spesso nei bambini e nei giovani;
- le cellule del pancreas non producono insulina, l'ormone che fa entrare il glucosio nelle cellule;
- si cura assumendo insulina per iniezione.

DIABETE DI TIPO 2

- insorge più spesso negli adulti, ma non sempre;
- l'insulina c'è, ma le cellule dei tessuti sono diventate insensibili al suo segnale;
- si cura con dieta e attività fisica, eventualmente con farmaci per bocca o insulina.

Il 55% dei diabetici è MASCHIO, 1 su 5 ha meno di 55 anni.

IL CONTROLLO DELLA MALATTIA IN ITALIA E' BUONO

Oltre il 90% dei diabetici nel nostro paese misura l'emoglobina glicata almeno una volta all'anno.
Il test dell'emoglobina glicata descrive la qualità media del controllo glicemico raggiunta nelle 8/9 settimane precedenti all'esame e rappresenta uno strumento ideale per capire cosa accade davvero nell'organismo fra una misurazione della glicemia e l'altra.
- il 25% dei diabetici di tipo uno ha l'emoglobina glicata inferiore al 7%;
- il 44% dei diabetici di tipo due ha l'emoglobina glicata inferiore al 7%.

Fonte: Associazione Medici Diabetologi 2010

mercoledì 2 marzo 2011

Ciaspole, la montagna per tutti


Il ritorno delle racchette, eredi di uno stile "antico" di andar per monti d'inverno. Gli eventi, i consigli pratici, i luoghi dedicati


Le snowshoes erano di legno e corda intrecciata, talvolta di tendini animali, lunghe come gli sci "fat" che si usano oggi in neve fresca. Snowshoes, nei vecchi manuali, era d'altronde il nome degli sci in area anglosassone, prima che venissero battezzati ski con un sostantivo d'origine norvegese.

Qualche etnologo azzarda che siano stati gli indiani d'America (loro le usavano fin da inizio Ottocento, forse prima) gli inventori, se non degli sci tout-court, almeno degli attrezzi da fondo. Non quindi gli scandinavi o i nomadi delle pianure russe. La funzione era la stessa, allargare la superficie della suola per muoversi sulla neve senza affondare. Non cambia oggi, con racchette in metallo o in fibre varie, più o meno ampie, aggressive e con denti d'acciaio per i pendii più erti, accessoriate e di colori diversi.

Racchette, ciaspole, ciaspe o ciastre (seconda i vari dialetti alpini) qualsiasi foggia abbiano, la moda non nasce dal nulla e spiega perché, reintrodotte una quindicina d'anni fa su un mercato da cui quasi erano sparite, hanno visto in breve tempo un boom di vendite e l'avvicinamento alla montagna invernale di una massa multiforme di praticanti che giudicavano troppo faticoso lo scialpinismo e che al massimo si concedevano qualche uscita sugli sci da fondo escursionistico. Le racchette, leggere e meno ingombranti, da appendere sullo zaino dove la neve finisce, più facili in salita e non troppo complicate in discesa, risolvono gran parte dei problemi di chi agli sport sulla neve non si è mai abituato.

La crescita esponenziale dei racchettisti ha presto messo in moto una ricca industria degli accessori e un mercato editoriale che sta coprendo le intere Alpi e gli Appennini, spesso adottando le tradizionali guide per lo scialpinismo più facile, ma andando anche a scoprire mete nuove, perché le racchette non impediscono di muoversi nei boschi più fitti e sono ideali sugli itinerari con scarsa pendenza che ai cugini sciatori sembrano, come si dice in gergo, meno remunerativi. Per il resto, le norme di comportamento, i pericoli, i trucchi sono assai simili, come per tutte le discipline invernali. Il rischio di valanghe, per dire, non è minore solo perché ci sembra che le tracce a zampa d'orso delle racchette sulla neve siano più "delicate" del taglio netto di un pendio con le lamine degli sci.

E accade anzi (lo si comprende scorrendo i bilanci di fine anno del soccorso alpino) che siano proprio i racchettisti, apparentemente in cammino su terreni sicuri, tra le categorie più a rischio di incidenti. La spiegazione è meno misteriosa di quanto possa sembrare: si tratta perlopiù di buoni conoscitori della montagna che però hanno scarsa dimestichezza con i terreni coperti di neve.

Ciò non toglie che le racchette siano un approccio alla montagna bianca ideale anche per i bambini. "Le racchette da neve sono il mezzo più semplice per muoversi sulla neve: un modo per continuare a camminare in montagna anche d'inverno". Non solo. I primi a sfruttare i nuovi modelli sfornati dalle aziende sono stati gli snowboarder che altrimenti non avrebbero potuto risalire i pendii di neve fresca. E da sempre le racchette sono le fedeli compagne degli alpinisti invernali, per raggiungere la base delle pareti su cui arrampicare.

Ma hanno cominciato a ingrossarsi anche le file dei "corridori", gli appassionati che nella stagione buona si cimentano in maratone e corse non competitive e in inverno si mettono alla prova sulla neve. La regina della manifestazioni in tema è la Ciaspolada della val di Non, in Trentino: la trentottesima edizione si è disputata il 6 gennaio con quasi settemila partecipanti. Nel 1972 i concorrenti erano diciotto. E oltre duemila si son dati battaglia nell'undicesima Racchettinvalle in Piemonte a Pragelato, nell'alta val di Susa, non a caso inserita in un programma che comprende la Turin Marathon e varie altre competizioni podistiche.

L'attrezzatura, a differenza di altri sport invernali, è ridotta all'osso e relativamente economica. Le racchette hanno prezzi variabili (per spedizioni online vi suggerisco Sportler o www.auvieuxcampeur.fr) che variano da una sessantina a quasi 300 euro. La differenza è data da robustezza, peso, possibilità in qualche caso di modificare la superficie, utile su neve inconsistente, e soprattutto la versatilità degli attacchi, che sono basculanti come quelli da fondo e permettono di accogliere normali pedule invernali o più massicci scarponi da alpinismo. Tra i modelli di maggiore successo, il Tacul Light della Salewa, con una struttura leggera che permette un galleggiamento ottimale, abbastanza economico, e sul versante opposto le Lightning Ascent di Msr in tubo di alluminio, robustissime per lunghe escursioni, con un sistema di aggancio a fibbie di gomma che si adatta a qualsiasi calzatura. Chi non vuole spendere, può approfittare del servizio di noleggio offerto da negozi di articoli sportivi, guide alpine, perfino alberghi.

Le scarpe devono garantire impermeabilità e coibentazione. Si possono scegliere scarponi da alpinismo come il Nepal di La Sportiva, studiato per salite invernali; scarpe studiate per i grandi freddi, alte sulla caviglia, come il tradizionale Caribou di Sorel o il nuovissimo Lapponia di Scarpa, con la scarpetta interna in lana vergine e alluminio; e ancora pedule invernali, necessariamente da abbinare, però, a una ghetta in nylon o in cotone spalmato. In mano, bastoncini di lunghezza regolabile, non diversi da quelli per lo scialpinismo, ma anche un normale paio da sci. Infine, uno zaino leggero e un abbigliamento tipicamente a cipolla, per svestirsi e ricoprirsi in velocità.

Per le prime uscite ci si può affidare alle sezioni del Cai che, come si è visto, hanno inserito ormai stabilmente le escursioni con le racchette nei loro programmi. Per chi vuol fare da sé, i titoli in libreria cominciano a essere numerosi.

Anch'io voglio provare questo "nuovo" modo di andare per montagne ...

Blogger Markus

PS: per aver sempre tanta energia quando faccio sport io mi aiuto con ....