giovedì 27 gennaio 2011

Il sistema di allerta rapida per gli alimenti


Il sistema di allerta rapida per gli alimenti, il cui acronimo inglese è RASFF, è una ulteriore sicurezza per i consumatori, un ulteriore controllo che si va ad aggiungere a quelli già normalmente adottati nella produzione e preparazione degli alimenti. E’ un sistema pensato per trasmettere all’autorità sanitaria le informazioni sugli alimenti non conformi ai requisisti di sicurezza richiesti e che quindi devono essere ritirati dal mercato.

Questo spiega Mario Astuti responsabile della Veterinaria in Lombardia. E continua spiegando che esistono sistemi simili anche per i prodotti non alimentari, probabilmente tanti si ricordano del ritiro di automobili giapponesi oppure di giocattoli cinesi. Lo stesso avviene per gli alimenti: esiste una rete che comprende la Commissione CE, gli stati membri (per l’Italia il Ministero della salute), le Regioni e le ASL. Il sistema per gestire gli allerta per gli alimenti e mangimi si basa prima di tutto sulla rintracciabilità dei prodotti, cioè la capacità degli operatori di seguire e ripercorrere tutto il percorso che dal produttore al consumatore finale compie un determinato alimento.

Alcune volte questo sistema è complesso. Ad esempio lo scorso anno si dovettero ritirare della carne suina proveniente dall’Irlanda perché contaminata da diossina e quindi anche molti altri prodotti che contenevano quella carne. Alcuni anni fa era stato rilevato un colorante in una partita di peperoncino. Sembra una cosa da niente, ma bisogna invece pensare in quanti prodotti è andato quel peperoncino : sughi, paste, salse, salumi. Quantità minime, ma comunque rilevabili.

Alla domanda: quali sono i dati che vengono trasmessi dal sistema di allerta? Risponde “molti e diversi fra loro. Un prodotto è identificato da alcuni dati fissi come il lotto e la scadenza, normalmente riportati sulle confezioni. Poi richiediamo alle ditte produttrici o distributrici, l’elenco dei loro clienti. In questo modo sappiamo dove è andato un certo prodotto, dove fisicamente può essere reperito”.E questo percorso arriva fino al banco del supermercato o del negozio. La segnalazione di un cibo che per qualunque ragione non abbia i requisiti di sicurezza può venire sia dal controllo operato dalla ASL come dall' autocontrollo della ditta produttrice, ma anche dalla segnalazione di un cittadino. Una volta arrivata la segnalazione viene diffusa alla ASL di competenza, alle Regioni e se il prodotto è arrivato o è stato inviato in un altro Paese viene trasmesso al Ministero. Nel 2008 sono stati registrati 309 casi e in 116 casi l'allerta è partita dalle ASL, in 126 dalle Regioni e 66 volte nell’ambito della Comunità Europea, 1 dal Ministero. Nel 2009 i casi sono stati 249.

I prodotti più coinvolti sono carne, pesce, latte, farine, cereali: in questi ultimi per esempio sono stati rintracciati degli OGM.

Questi numeri non devono inquietare ma bensì tranquillizzare i consumatori perché sono il segnale che esiste un sistema che coinvolge i produttori e organismi di controllo che riesce ad individuare alimenti che non hanno tutti i requisiti di sicurezza e interviene in modo tempestivo per eliminarli dal mercato e dalla disponibilità del consumatore.

giovedì 20 gennaio 2011

Troppo puliti, più allergici


Lavarsi troppo le mani con detergenti antibatterici mette gli under 18 a rischio di allergie e di raffreddore da fieno. Tutta colpa del triclosan, sostanza chimica che ciclicamente torna alla ribalta per i rischi legati al suo uso, e che viene comunemente adoperata nelle preparazioni alla base di saponi antibatterici, dentifrici, antisettici del cavo orale, detersivi per la casa, ma anche di alcune strumentazioni mediche, degli involucri che contengono gli assorbenti femminili, e delle comuni penne biro. Per i ricercatori statunitensi della University of Michigan School of Public Health, che a questo legame hanno dedicato un primo studio, è solo il primo passo per scoprire davvero, dopo anni di allarmi, quali siano nel lungo periodo le conseguenze dell’uso di questi detergenti e in che modo altre sostanze, come il bisfenolo-A attacchino il sistema immunitario tanto da indebolirlo.

L’analisi dei ricercatori del Michigan è partita dai dati raccolti tra il 2003 e il 2006 su un campione di popolazione dai 6 anni in su. Tra i casi studiati, hanno così scoperto che in percentuale chi aveva livelli più alti di triclosan tra i minori di 18 anni tendeva a sviluppare maggiormente allergie di ogni specie e anche riniti allergiche. Così come la stessa ricerca ha evidenziato un legame tra i livelli più alti di esposizione al bisfenolo-A (sostanza usata in unione ad altre per la produzione di plastiche di ogni genere, dai contenitori per alimenti ai biberon) nella popolazione adulta e un calo delle difese immunitarie.
Troppa igiene farebbe dunque ammalare di più? Questa ricerca si aggiunge alle molte altre che confermano la cosiddetta "ipotesi igienica", ovvero quel filone di teorie che collegano ambienti troppo puliti e privi di germi all’aumentare delle allergie, come conferma anche la ricercatrice Allison Aiello al Medical Daily: «Le scoperte sul triclosan nella popolazione più giovane supporta l’ipotesi igienica e insegna che vivere in ambienti molto puliti e igienizzati influisce sull’esposizione ai micro-organismi che sono invece benefici per lo sviluppo di un corretto sistema immunitario». Ciò non toglie che un legame forte tra triclosan e malattie nel lungo periodo vada ancora dimostrato. Come suggeriscono gli stessi autori della ricerca, è possibile semplicemente che chi soffre di allergie di ogni genere tenda a lavarsi di più, esponendo se stesso a queste sostanze chimiche quando già l’allergia è presente.

Articolo di Eva Per asso (corriere.it 30 novembre 2010)

Attenti quindi ai saponi e detergenti che scegliete, il mio consiglio è di leggere bene l’etichetta e scegliere sempre prodotti ipoallergenici. Noi in famiglia utiliziamo bagnoschiuma e shampoo Herbal Aloe, che non contengono Triclosan…nel dubbio meglio evitare! Potete provarli!

giovedì 13 gennaio 2011

Un'occhiata al cuore prima di andare a sciare ...



Prima di partire per la settimana bianca è meglio assicurarsi di essere in forma, cominciando ad allenarsi per rimettere ai piedi sci o snowboard. Altrimenti c'è il rischio di andare a ingrossare la casistica di Gert Klug, un medico dell’Università di Innsbruck che ha studiato 1.500 turisti in settimana bianca sulle Alpi tirolesi, arrivati nel suo ospedale fra il 2006 e il 2010 dopo aver avuto problemi cardiaci sulle piste. In 170 avevano avuto un vero e proprio infarto: non moltissimi, considerando i milioni di sciatori che ogni anno trascorrono le vacanze sulla neve in quelle zone, ma i dati raccolti da Klug sono parecchio interessanti perché dipingono un ritratto assai preciso del turista a rischio cuore sulla neve.

FATTORI DI RISCHIO - In oltre la metà dei casi, infatti, chi aveva avuto un infarto in settimana bianca era sedentario per quasi tutto il resto dell'anno; il 70% dei pazienti, inoltre, aveva almeno un paio di fattori di rischio cardiovascolare, dal fumo alla pressione alta, dal colesterolo in eccesso alla glicemia sballata. La scarsa preparazione fisica, unita a un sistema cardiovascolare non proprio perfetto, è il mix fatale assieme all'altitudine: in quota si riduce la disponibilità di ossigeno per cuore e vasi, che con il freddo "lavorano" peggio. Così si può andare incontro a un infarto, soprattutto all’inizio della vacanza, quando bisogna ancora adattarsi al nuovo ambiente, ma si è già iniziato a sciare. Non a caso il dottor Klug ha dimostrato che il 56% degli infarti si verifica nel primo o secondo giorno dall’arrivo, dopo le prime discese sulle piste. Magari alla sera, rientrati in hotel: l'infarto avviene mente si scia solo nel 40% dei casi. «Lo sci alpino è un'attività anaerobica, che impone grossi sforzi di breve durata; anche il cuore è sotto stress, basti pensare al batticuore dopo una discesa - spiega Alessandro Biffi, presidente della Società italiana di cardiologia dello sport -. Difficilmente chi prenota la settimana bianca riflette sui possibili rischi per la salute; invece chi ha più di 35-40 anni dovrebbe sottoporsi almeno all'elettrocardiogramma, a riposo e sotto sforzo. Lo sci va bene per tutti, anche chi ha avuto problemi di cuore può farlo, ma con le dovute cautele».

RACCOMANDAZIONI - «Chi ha avuto un infarto può fare la settimana bianca, purché si sottoponga a controlli accurati prima della partenza e non salga troppo in quota: non bisognerebbe oltrepassare i 2mila metri, l'ideale è stare attorno ai 1.500 metri - conferma Marino Scherillo, presidente dell'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri -. Le stesse raccomandazioni valgono per gli ipertesi, che in montagna sono più a rischio perché con l'altitudine la pressione tende a salire: prima di partire è bene rivedere la terapia, accertarsi che l'ipertensione sia sotto controllo e stabilire con il medico il numero di ore "permesse" sugli sci». Una visita medica preventiva sarebbe, tra l'altro, molto utile non solo per il cuore: «Con un buon anticipo rispetto alla partenza è opportuno fare il punto sul proprio grado di preparazione atletica, per pensare a un programma di allenamento presciistico adatto. Chi arriva sulle piste dopo un anno di sedentarietà rischia grosso anche per le articolazioni: gli incidenti sulle piste spesso dipendono proprio dalla mancanza di allenamento» conclude Biffi.

Articolo di Carlo Sartorio CorriereSalute del 21 dicembre 2010

giovedì 6 gennaio 2011

Influenza: ecco gli alimenti che non devono mai mancare



L’influenza stagionale è alle porte. Come difendersi e come prevenirne il contagio?





Gli esperti del Policlinico San Matteo di Pavia puntano sulla corretta alimentazione e consigliano di non farsi mai mancare alcuni alimenti nella dieta quotidiana.
Vediamo nel dettaglio quali sono gli alimenti salva-influenza.
Innanzitutto tutti quelli ricchi di vitamine. In particolare betacarotene, vitamina C e vitamina E: kiwi, spinaci, agrumi, carote, mandorle e frutta secca, zucca, olio extravergine di oliva.

Si tratta di prodotti di stagione ricchissimi di importanti vitamine che svolgono una preziosa azione antiossidante e stimolante per il sistema immunitario.
L’elenco di alimenti che prevengono l’influenza si arricchisce anche di prodotti non molto diffusi, come le barbabietole rosse, i broccoli, il prezzemolo e le cime di rapa.
Infine, per chi lo tollera : latte con un cucchiaino di miele.

Inutile ribadire che chi è continuamente sotto stress e mangia in modo frettoloso e disordinato non è certo protetto dai virus influenzali, perciò si cauteli integrando con il Multivitaminico e Mineral Complex ad ogni pasto, in più, per aumentare l’apporto di betacarotene utile il Rose Ox, un mix di crucifere, carote, pomodoro e rosmarino ricco di antiossidanti.

Per le difese immunitarie aggiungete Herbalifeline e Niteworks.